In ribasso le taglie XL, chi si affida alla chirurgia plastica oggi chiede volumi calibrati, vedi Beyoncè, da realizzare anche senza ricorrere al bisturi. Per chi invece si ostina a desiderare un seno da pin-up resta la mastoplastica additiva, regolata però da leggi severe che tutelano teen e non solo
Un dècolleté tendenzialmente minimal e di grande “carattere”: non s’impone con prepotenza ma si mostra con orgoglio tondo, sodo, perfettamente sostenuto. Sensuale sì, ma soprattutto chic e non artificioso. In ribasso le taglie XL, da maggiorate alla Pamela Anderson, oggi chi si affida alla chirurgia estetica per ritoccare il seno chiede volumi più calibrati ed eleganti, modello Beyoncé, Rihanna, Naomi Campbell.
Un effetto push-up e un aumento small (una taglia, una taglia e mezzo massimo) oggi è possibile anche senza ricorrere al bisturi. “Con il lipofilling si preleva del grasso autologo attraverso una micro-liposcultura che, opportunamente purificato e trattato, è poi iniettato attraverso una piccola cannula a punta smussa. L’effetto, molto naturale, si stabilizza nel giro di qualche mese: circa il 30% del grasso si riassorbe gradualmente, il resto attecchisce definitivamente”, dice Eugenio Gandolfi, professore a contratto di chirurgia plastica all’Università di Siena.
Risultati immediati ma temporanei (12-18 mesi, poi si ritocca nuovamente, se desiderato) con l’altra tecnica soft, sempre più in auge (1.500 casi trattati nel 2008 in Italia): il rimodellamento con macrofiller a base di acido ialuronico specifico per il body-shaping. L’innesto, eseguito con una cannula sottile delle dimensioni di un ago, avviene in ambulatorio chirurgico, in anestesia locale con eventuale sedazione.
Ma quando si ambisce stabilmente ad un seno da pin-up (aumenti di 2-3 taglie), alla Scarlett Johansson o alla Halle Barry, la via maestra rimane la classica mastoplastica additiva (50.000 interventi nel 2008 in Italia, dati SICPRE, Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica.
Anche qui le novità non mancano, ma riguardano principalmente la normativa italiana che, con il recente passaggio alle Camere di un apposito Disegno di Legge, diventa più restrittiva per le under 18 (divieto di impianto a scopi estetici) e più “disciplinata” con l’istituzione dei registri nazionale e regionali delle protesi. “La tecnica d’incisione – ascellare, intorno all’areola o sotto il solco mammario – e la scelta del tipo di protesi – rotonde o anatomiche -, vanno valutate caso per caso, secondo le caratteristiche del dècolleté, l’età della paziente, i suoi desideri”, dice Marcello Alessi, chirurgo plastico a Milano.
La tendenza è chiedere un aumento contenuto (la discreta terza misura), eppure ancora diverse donne non sfuggono al richiamo di una più abbondante quarta (e oltre). “L’importante è che la paziente sia conscia che una protesi oversize facilita la ptosi dei tessuti, accelerando l’eventuale necessità di una mastopessi, e cioè di un successivo intervento di sollevamento del seno”, conclude Alessi.
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