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Interventi estetici mal riusciti.Si può rimediare

Interventi estetici mal riusciti.Si può rimediare

Cicatrici da lifting troppo evidenti, trapianti di capelli effetto ”bambola”, nasi rifatti in modo poco naturale, labbra “a canotto”. I risultati degli interventi estetici non sempre sono i migliori possibile. Le cause sono molte, anche se i problemi più frequenti sono spesso dovuti a tecniche chirurgiche superate. Oggi però l’esperienza dei chirurghi estetici è aumentata e si sono notevolmente perfezionate anche le apparacchiature di cui lo specialista può disporre. E’ utili quindi sapere che nella maggior parte dei casi si può rimediare.

Beautyline-2004-10.jpgCapita spesso che chi è ricorso a un intervento di chirurgia plastica per eliminare un inestetismo o per migliorare il proprio aspetto si debba sottoporre a un nuovo intervento per rimediare a un risultato esteticamente discutibile, anche a distanza di tempo. Ciò che rende necessario re-intervenire può essere dovuto a cause diverse: un umanesimo errore tecnico, una purtroppo possibile errata valutazione, un problema dovuto alla reazione del corpo alla presenza di un elemento estraneo, ma soprattutto alla tecnica ‘obsoleta’ con cui è stato affrontato l’intervento precedente. Per fortuna le soluzioni oggi ci sono.
IL LIFTING DEL VISO II lifting è l’intervento più efficace per rimediare ai cedimenti cutanei, far scomparire le rughe profonde e restituire al viso turgore e giovinezza. Oggi la tendenza è di intervenire per tempo, posticipando il momento del bisturi con piccoli interventi meno invasivi, mentre un tempo il lifting ‘totale’ era l’unica alternativa. Ma allora si poteva contare su strumentazioni poco sofisticate e tecniche meno raffinate delle attuali. Il risultato: cicatrici grossolane ed evidenti, eccessiva o insufficiente tensione della pelle, asimmetrie. • Cicatrici troppo evidenti La presenza di cicatrici evidenti dopo un lifting possono dipendere da una scarsa abilità del chirurgo ma anche dalla qualità della pelle del paziente e dalla sua tendenza a formare cicatrici spesse, larghe e scure. Le più visibili sono di solito quelle davanti alle orecchie o sul cuoio capelluto (nella parte frontale o temporale) se non sono più ricresciuti i capelli, inconveniente che si poteva verificare quando non esisteva l’endoscopia. Le cicatrici spesse possono essere livellate con un laser specifico in grado di ridurre questo tipo di ‘cordoni’ cutanei. L’applicazione dura circa una decina di minuti, in ambulatorio, con la sola applicazione di una crema anestetica. La parte trattata rimane disepitelizzata per alcuni giorni e arrossata per alcune settimane, ma perfettamente mimetizzabile col trucco. Dopo questo periodo le cicatrici diventano decisamente più omogenee e simili alla cute sana circostante. Quando invece il problema creato dalla cicatrice è la mancata ricrescita dei capelli sarà sufficiente ricorrere a un trapianto di capelli minimo, localizzato solo in quei punti. • Fronte troppo alta Un lifting esasperato o più lifting effettuati nel tempo possono aver provocato l’indietreggiamento eccessivo dell’attaccatura dei capelli, rendendo la fronte innaturalmente alta. Anche questo problema può essere risolto con un piccolo trapianto di capelli. In questo caso i bulbi piliferi prelevati da una striscia di cuoio capelluto della zona occipitale, saranno reinseriti dove occorre in modo estremamente naturale. • Asimmetrie Altre indesiderate ‘eredità’ di un lifting non perfettamente riuscito possono essere brutte asimmetrie, come un sopracciglio o uno zigomo più alto dell’altro, ma anche la presenza di rughe ‘glabellari’, poste cioè tra le sopracciglia. In questo caso è necessario reintervenire chirurgicamente, utilizzando però la tecnica endoscopica, inserendo cioè, attraverso incisioni di qualche millimetro (al massimo tre, nascoste tra i capelli), la sottile strumentazione e la telecamera miniaturizzata di cui si dispone oggi. In questo modo è possibile eseguire lo scollamento e il riposizionamento dei tessuti in modo uniforme, eliminando, se necessario, le rughe.
LA BLEFAROPLASTICA La blefaroplastica serve a ringiovanire lo sguardo, alleggerendolo dagli eccessi di cute, (sia delle palpebre superiori che di quelle inferiori). È un intervento delicato perché in quella zona la pelle è molto sottile e la correzione esige una precisione estrema per garantire la simmetria del risultato. Ecco i problemi che ne possono derivare e le soluzioni possibili. • Presenza di cicatrici o rughe Se una blefaroplastica ha lasciato una cicatrice, per renderla meno evidente si può ricorrere al laser. Si può ricorrere al laser anche nel caso in cui una correzione insufficiente abbia lasciato rughe, soprattutto se l’occhio si presenta già particolarmente rotondo e non si vuole rischiare di accentuare questa caratteristica. I laser adatti per risolvere entrambi i problemi sono due, un Co2 e un Erbium, utilizzati in associazione, allo scopo di ottimizzare il risultato rendendo minimi gli effetti collaterali come il rossore post operatorio, che con questa metodica, chiamata A.C.E.R.B.A. (Anidride Carbonica ERbium Blefaroplastica Assistita), normalmente non dura più di 2 settimane. • Occhio “bovino” Se nel corso di una blefaroplastica si è proceduto a un’eccessiva asportazione di pelle o se una cicatrizzazione anomala ha fatto ‘ritirare’ i tessuti, si può avere come spiacevole risultato occhi troppo arrotondati, detti anche ‘bovini’, perché conferiscono allo sguardo un’espressione poco intelligente. Per risolvere il problema si deve allungare l’occhio verso l’esterno con una tecnica tra le più innovative del momento: la cantoplastica in endoscopia. Si tratta di una piccola incisione nel cuoio capelluto sulla parte laterale della fronte che consente di sollevare, allungare e fissare l’angolo esterno dell’occhio con strumenti specifici, migliorando se necessario anche l’intera zona fronto-pal-pebrale. Lo stesso intervento, ma con un risultato che riguarda solo la coda dell’occhio, può essere eseguito anche con la chirurgia classica eseguendo una piccola incisione nella parte esterna del bordo ciliare inferiore.
L’AUMENTO DELLE LABBRA L’aumento del volume delle labbra si ottiene con l’impianto di sostanze di derivazione chimica o animale (i filler). È uno degli interventi più richiesti, rapido, tecnicamente semplice, quasi sempre privo di complicazioni. Talvolta però i risultati sono talmente esagerati da diventare innaturali, quando non addirittura grotteschi. Spesso sono quelli richiesti dalla paziente, ma può dipendere anche da un errore di valutazione dello specialista o la conseguenza di una reazione del corpo al materiale utilizzato. I filler di oggi sono quasi tutti altamente tollerati dall’organismo. Ma quando ancora si utilizzava il gel di silicone (che oggi non può più essere iniettato), a un buon risultato iniziale può essere seguita una reazione dell’organismo che ha ‘gonfiato’ le labbra in maniera eccessiva. Con il passare dei tempo può capitare infatti che l’organismo sviluppi una sorta di intolleranza nei confronti del filler permanente che da luogo a una reazione da corpo estraneo. Intorno al filler si forma cioè una capsula di tessuto cicatriziale che si ispessisce e aumenta sempre più. Il risultato è un aumento ulteriore e un indurimento delle labbra. Per correggere questo problema è necessario ricorrere alla chirurgia. Insieme al filler incriminato sarà necessario asportare selettivamente anche alcune strisce di mucosa, riducendo cosi il volume del labbro. Le cicatrici rimangono all’interno della bocca e guariscono nell’arco di una settimana. L’intervento, che si effettua in anestesia locale, risulta meno impegnativo se invece del bisturi viene utilizzato il laser perché riduce il sanguinamento.
IL TRAPIANTO DI CAPELLI Un semplice trapianto di capelli può risolvere la perdita di capelli legato all’avanzare dell’età, ma anche un problema di alopecia. Perché il risultato finale sia il più naturale possibile è importante che il chirurgo che lo esegue disponga nel modo giusto i ‘nuovi’ capelli. I trapianti che venivano eseguiti qualche anno fa oggi possono sembrare grossolani a causa di tecniche ormai superate. • L’effetto “bambola” Un errore cui si può rimediare è il risultato di un trapianto detto ‘a ciuffi di bambola’, espressione usata per indicare un’errata distribuzione dei capelli, reinseriti nel cuoio capelluto a ciuffetti anziché singolarmente. In questo caso è necessario sfoltirli e ridistribuire i bulbi capilliferi trapiantati troppo vicini riempiendo la zona in modo più naturale. Il chirurgo preleva una striscia di cuoio capelluto nella parte occipitale (la zona in cui i capelli sono più folti, forti e sani), seziona a uno a uno i bulbi capilliferi e li inserisce nel cuoio capelluto dove è necessario per ottenere una distribuzione più uniforme. Questo intervento si esegue ambulatorialmente in anestesia locale. • La fronte troppo alta Un altro brutto risultato estetico che può derivare da un trapianto con tecniche ‘vecchie’ o comunque poco curate è un’attaccatura frontale così fitta e regolare da risultare innaturale. In questo caso il chirurgo rende meno compatte e regolari le prime linee di capelli e, se necessario, ne rinnova il disegno.
DOPO UNA RINOPLASTICA La rinoplastica è l’intervento che serve a migliorare la forma del naso ma anche a migliorarne la funzionalità se ci sono deviazioni del setto o malformazioni interne. Si tratta di un intervento impegnativo, in cui è necessaria la rottura mirata dell’osso nasale e la ricostruzione delle cartilagini interne secondo il problema da risolvere e il risultato che si vuole ottenere. Se una rinoplastica ha malauguratamente dato un risultato insoddisfacente, si può rimediare solo con un altro intervento (detto, rinoplastica secondaria). Se il difetto però è minimo (un piccolo avvallamento, un’irregolarità nella superficie del naso, una leggera asimmetria) e non ci sono problemi funzionali, è possibile ricorrere alla lipostruttura. Si tratta di prelevare una piccola quantità di grasso dal corpo della persona e inserirla nel punto che deve essere riempito. Questa operazione, ripetuta per 3 o 4 volte a distanza di pochi mesi, garantisce un risultato esteticamente buono e duraturo: il grasso prelevato e reinserito attecchisce nella nuova sede e non viene riassorbito che in minima parte.
LA LIPOSCULTURA Un brutto risultato della liposcultura sono avvallamenti, asimmetrie, caduta di tessuti, quando non si tratti di veriepropri “buchi”. Oggi si può ritrovare la simmetria o rimediare a un’aspirazione insufficiente o irregolare, togliendo il grasso dove è troppo e rifinendo la zona con una piccola cannula, oppure aggiungendo volume. Quest’ultima soluzione, possibile con la lipostruttura, è ideale nel caso in cui il precedente intervento abbia lasciato i famigerati buchi o quando si è avuta una caduta dei tessuti per colpa di un eccessivo svuotamento. Si tratta di aspirare da una zona del corpo dove abbondi una quantità sufficiente di cellule di grasso e di reinseririe nella parte che ha subito lo svuotamento eccessivo, senza rischi di intolleranze. L’intervento (come quello di liposcultura) viene eseguito in sala operatoria, in anestesia locale e in regime di day hospital e già dopo qualche ora si può tornare a casa.
LE PROTESI MAMMARIE Le protesi mammarie possono, in alcuni casi, determinare la contrazione capsulare con il conseguente indurimento del seno. Questo accade perché la protesi viene considerata un corpo estraneo dall’organismo, il quale tenta di circoscriverlo, richiamando in loco cellule specifiche (i fibroblasti) che iniziano a fabbricare collagene e circondano così la protesi di una lamina di tessuto fibroso. Se questo avviene, il seno, oltre ad assumere una pessima consistenza e una brutta forma, è dolorante. Il fenomeno è individuale e non prevedibile e si verifica in genere già dopo tre-sei mesi dall’intervento. Anche in questo caso l’unica soluzióne possibile é quella di reintervenire chirurgicamente per togliere le protesi, asportare la capsula e reinserire quindi protesi nuove.

DOTT. EUGENIO GANDOLFI Medico Chirurgo Laureato in Medicina e Chirurgia, si è specializzato in Chirurgia Plastica. Opera presso il Polispecialistico San Giuseppe – Como E’ Consigliere nazionale della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica.

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