La settimana passata abbiamo iniziato a trattare un argomento affascinante e pieno di sorprese: cellule staminali, tessuto adiposo e seno.
Oggi approfondiamo un altro aspetto del problema e cioè quello delle donne che già sono portatrici di protesi di silicone, nel tempo diventate inadeguate – perché troppo piccole o perché si sono sgonfiate o sono scese o perché sono diventate visibili o sgradevoli al tatto.
Grazie all’autotrapianto di tessuto adiposo è possibile correggere le imperfezioni senza la necessità di cambiare le protesi e quindi senza esporsi ai rischi ben noti collegati a un intervento di sostituzione. Rivestire le protesi già presenti con un idoneo “reggiseno” fatto con il proprio tessuto adiposo è un intervento ancora più rapido rispetto all’aumento
primario, visto che una buona parte del volume è già data dalle protesi che vanno solo “coperte”. Si potrà così rendere nuovamente naturale un seno con protesi che il tempo ha peggiorato. Altra notizia importante sta nella capacità dimostrata in molti casi dal tessuto adiposo e dalle cellule staminali in esso contenute, di migliorare fino a risolvere il famigerato problema del “rigetto delle protesi” con scomparsa del dolore e degli inestetismi ad esso sempre collegati.
Nell’eseguire questo particolare tipo di autotrapianto la capacità tecnica è fondamentale, poiché solo un chirurgo plastico esperto eviterà di forare le protesi con l’ago utilizzato per il trapianto.
La sostituzione delle protesi o la loro rimozione.