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Quel lifting che non sembra un lifting

Quel lifting che non sembra un lifting

pubblicato su www.repubblica.it il 19 marzo 2017

Fili iniettati sottocute. Sonde che scaldano il derma e rinnovano il collagene. Si moltiplicano i trattamenti per ringiovanire il viso

UN VISO CREDIBILMENTE più giovane, fresco e naturale: è il nuovo mantra dell’antiage, che premia i trattamenti progressivi e mini-invasivi. Come il “lifting non chirurgico”, neologismo coniato per indicare alcune tecniche, spesso multiple e sinergiche, che non possono sostituire il lifting chirurgico, ma che sono utili per correggere diversi inestetismi dell’età, in particolare le lassità, lievi o moderate, dei tessuti. «Tra i metodi più avanzati ed efficaci per lassità lievi o moderate c’è la radiofrequenza interna, che offre risultati duraturi ma che richiede qualche giorno per risolvere rossori, edemi e piccole ecchimosi post trattamento», spiega Eugenio Gandolfi, chirurgo, presidente dell’Aicpe (Associazione Italiana Chirurgia Plastica Estetica). La radiofrequenza interna induce un calore nelle cellule, che compatta le fibre di collagene e stimola i fibroblasti a produrrne di nuovo, e così rassoda i tessuti. L’ intervento si esegue sia per via sottocutanea sia con punture esterne. «Nel primo caso, in anestesia locale, inseriamo una sonda sottocute e con ripetuti passaggi lineari distribuiamo il calore. Nel secondo caso, invece, riusciamo a liberare energia nello strato del derma interessato grazie a un manipolo nel quale sono inseriti tanti sottilissimi aghi chirurgici che, previa anestesia locale, sono fatti ruotare ripetutamente sul viso procedendo in direzione verticale, orizzontale e diagonale », spiega Gandolfi.

Si tratta di procedure avanzate, al confine tra la medicina estetica e la chirurgia. Come lo è un altro sistema efficace: l’inserimento in anestesia locale dei fili di trazione, ad ancoraggio. Sono fatti in materiale riassorbibile, come il polidiossanone, che esercita sia un effetto lifting immediato sia biostimolante, capace di liberare neocollagene per 8-10 mesi circa. Attenzione, però, tutte le tecniche di lifting non chirurgico «richiedono un’ottima preparazione del medico, meglio se specializzato in chirurgia plastica, soprattutto quando si interviene internamente nell’area mandibolare dove esiste il rischio di ledere il nervo facciale », precisa Gandolfi.

Meno rischiose, ma ugualmente valide per rassodare in caso di lassità e inestetismi meno marcati, sono la radiofrequenza esterna e gli ultrasuoni microfocalizzati. Anche il meccanismo degli ultrasuoni sfrutta il calore che, concentrato e diretto dall’esterno su cute, sottocute e derma, stimola le fibre collagene con un effetto di maggior tonificazione e compattezza fino a 12/24 mesi. Il trattamento si avvale di una sonda ecografica inserita che consente allo specialista di trattare solo le aree interessate, riducendo il rischio di fibrosi. Dopo la seduta non si manifestano particolari effetti collaterali, a parte un modesto rossore che scompare nel giro di qualche ora.

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