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LABBRA DA BACIARE

LABBRA DA BACIARE

È diventato più facile oggi avere una bocca seducente, grazie ai progressi della medicina estetica. La bocca è l’elemento che richiama nel viso sensualità e fascino. Di conseguenza, esso è pure quello su cui si concentra la maggior parte dei “ritocchi”.

3TicinoDonna_12-07minimini2.jpgComplice di questa tendenza è il fatto che questi interventi diventano sempre più accessibili, in termini non solo di costi ma pure di invasività, nel senso che essi risultano sempre più semplici, rapidi e privi, o quasi, di effetti collaterali, e consentono un ritorno pressoché immediato alle normali attività. «Gli interventi propriamente chirurgici per migliorare l’estetica delle labbra sono decisamente fuori moda, tanto che si calcola che attualmente in questo ambito la medicina estetica in rapporto alla chirurgia occupi oramai quasi la metà dei trattamenti richiesti dai pazienti», afferma lo specialista in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica Eugenio Gandolfi, direttore dell’Unità di medicina e chirurgia estetica del Centro San Giuseppe e San Nicolò di Como, attivo pure in Ticino presso le cliniche del gruppo Ars Medica. «Un’altra evoluzione che merita di essere segnalata è l’integrazione tra la medicina e chirurgia estetica e l’odontoiatria estetica, la giovane branca dell’odontoiatria che mira a ripristinare l’assetto, il colore e la forma dei denti migliorando globalmente il sorriso», continua, «ciò consente, a chi si rivolge ad un centro di livello dove le professionalità diverse del chirurgo, del medico e dell’odontoiatra estetico sono integrate, di ottenere le soluzioni più moderne ed efficaci». Le dette discipline consentono infatti di fare molto per il miglioramento del sorriso, in particolare tramite l’aumento del volume delle labbra, la cancellazione dei segni del tempo o ancora la correzione di eventuali difetti. «Ogni problema ha una soluzione specifica: per le rughe delle labbra – chiamate in gergo il “codice a barre”, esito di fumo, sole ed invecchiamento fisiologico – la soluzione ideale è il resurfacing laser, che spiana i difetti, combinato alle sostanze di riempimento – dette “filler” – tra le quali la più nota è l’acido ialuronico, che riempie le rughe», spiega il professore, «il medesimo filler si è poi dimostrato molto valido per un aumento del volume delle labbra, per ottenere il quale oggi si ricorre pure all’autotrapianto di tessuto adiposo e delle cellule staminali in esso contenute. Due tecniche che si prestano molto bene anche alla cura dei solchi nasogenieni». Attualmente la tecnica più semplice, e quindi pure quella più diffusa, per ottenere labbra più piene e più sode, è proprio quella delle iniezioni. A seguito di tali interventi, le labbra possono rimanere leggermente gonfie per alcune ore, ma il ritorno al lavoro e alle attività quotidiane dovrebbe essere possibile immediatamente. I risultati sono temporanei e quindi è necessario ripetere il trattamento per mantenere l’effetto desiderato. Riguardo a questa tecnica, va poi precisato che sono diverse le sostanze utilizzate come filler, che possono essere naturali o sintetiche, e derivare da una grande varietà di fonti. Ognuna presenta, come è facile immaginare, particolari vantaggi e svantaggi; è compito del chirurgo plastico decidere di volta in volta il metodo e la sostanza più adatti al paziente, rispetto a diversi fattori personali e ai risultati desiderati. «In genere, io e la mia équipe siamo contrari all’uso di prodotti permanenti, che non invecchino cioè con il paziente e che, peggio ancora, possano nel tempo infettarsi e dare luogo a reazioni perenni da corpo estraneo, come le ben tristemente note “labbra a canotto”. Un inestetico e poco naturale effetto che è il risultato di iniezioni di sostanze permanenti effettuate senza pensare da un punto di vista medico alle conseguenze nel tempo, ma seguendo solo la moda del momento», commenta il chirurgo. Tra le sostanze naturali la cui applicazione in questo ambito vanta ormai una lunga tradizione figurano il collagene e l’acido ialuronico. Il collagene aumenta i tessuti soffici e riempie le rughe e le depressioni, sostituendo quello naturale, perso col tempo dalla pelle. Due sono le forme iniet-tabili: quella di origine bovina e quella di origine umana. La prima, utilizzata da una trentina d’anni, necessita di un test preventivo per escludere eventuali allergie. L’acido ialuronico, essendo una sostanza naturale già presente nel corpo umano, non richiede invece l’esecuzione di alcun test di tollerabilità prima di essere iniettato. Entrambi sono adatti per cancellare dal viso i segni dell’età (rughe sottili o profonde), come pure per rimodellare labbra, mento, zigomi. Ancora più interessante, oltre che più innovativo, è il riscorso al grasso autogeno. «Il trapianto di tessuto adiposo da un risultato piacevole, sicuro e migliorativo sotto molti aspetti, primo fra tutti quello della durata, dato che l’effetto si manterrà per anni, e non per mesi, come nel caso del collagene o dell’acido ialuronico», spiega il dottor Gandolfi, che, con la sua équipe, effettua l’autotrapianto di grasso da quasi dieci anni. «La volontà che guida da sempre la nostra attività è quella di eseguire unicamente tecniche convalidate scientificamente, restando al tempo stesso sensibili alle novità, grazie all’intensa attività scientifica che svolgiamo», commenta, «nel caso specifico, il tessuto adiposo è oggi considerato – sulla base di numerosi studi – un eccellente materiale di riempimento dei tessuti soffici nonché un vero rivitalizzante biologico, grazie alla presenza al suo interno di cellule staminali. Con la tecnica dell’autotrapianto è possibile restituire la pienezza della gioventù al volto, arrotondare i glutei e, a breve, si dovrebbe riuscire pure ad aumentare il volume del seno senza l’utilizzo di protesi sintetiche». Con la tecnica della lipostruttura, una piccolissima quantità di grasso viene prelevata da una zona donatrice – in genere l’addome, le natiche o le cosce – per mezzo di una siringa con un piccolo ago. Una volta “purificato” dai fluidi in eccesso, il tessuto adiposo viene reiniettato nell’area da trattare, per esempio, quella delle labbra. «In genere è necessario un leggero “sovra-riempimento”, dato che parte del grasso (circa il 20%) viene assorbito dall’organismo. Il piccolo intervento ambulatoriale può dar luogo ad un certo gonfiore; entro una settimana comunque la bocca appare di norma più piena e ringiovanita ed è possibile il ritorno al lavoro», commenta Gandolfi, che è pure consulente di Chirurgia Plastica dell’Ospedale Valduce di Como, professore a contratto presso la cattedra di Chirurgia Plastica dell’Università di Siena e consulente tecnico per la Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica presso il Tribunale di Como. Oggi anche lo stesso resurfacing laser è da considerare un trattamento non chirurgico: «Con l’introduzione del laser Fraxel si ottengono ottimi risultati senza convalescenza. Solo nei casi più gravi si dovrà ricorrere al laser Erbium, trattamento a cui segue un arrossamento della cute che dura alcuni giorni», afferma Eugenio Gandolfi. I trattamenti di Skin Resurfacing, come la dermoabrasione ed il pee-ling chimico, agiscono essenzialmente allo stesso modo, e cioè rimuovendo gli strati cutanei danneggiati, così che poi, parallelamente al formarsi di nuove cellule durante il processo di guarigione, possa comparire una superficie cutanea compatta ed uniforme e dall’aspetto più giovanile. Il laser consente di raggiungere lo stesso risultato, con notevoli vantaggi: maggior precisione d’azione sugli strati danneggiati, assenza o presenza minima di sanguina-mento e miglior decorso post-operatorio. Anche se in molti casi le rughe si formano in aree localizzate (come il contorno della bocca appunto), esistono però delle condizioni cutanee che impongono l’estensione di questo tipo di trattamento a tutto il volto.

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